“L’imprenditoria femminile in Calabria mostra segni di crescita ma sono necessari ulteriori sforzi per affrontare le disparità di genere nel mercato del lavoro e promuovere una maggiore partecipazione delle donne nell’economia regionale”. E’ quanto afferma la presidente del Movimento Donne Imprese di Confartigianato Calabria, Giuliana Furrer, presentando i dati dell’Osservatorio MpI di Confartigianato Imprese Calabria.
Nell’ultimo anno nella nostra regione si registrano due trend positivi a favore delle donne: crescono le occupate indipendenti e l’artigianato femminile.
“I dati dell’Osservatorio dimostrano che l’imprenditoria femminile ha un ruolo fondamentale nella costruzione del futuro del Paese – prosegue la presidente Furrer – ma anche nella nostra regione che purtroppo continua però ad essere fanalino di coda di tutte le classifiche che raccontano una terra difficile da vivere e da far crescere dove però proprio il valore delle donne rappresenta un punto di forza per superare gli ostacoli atavici che generano ritardi e criticità”.
Nel corso dell’ultimo anno, l’occupazione indipendente in Calabria ha segnato un incremento del +1,6%, sebbene i dati trimestrali indicano un aumento meno marcato rispetto agli uomini che registrano un +10,4%.
La Calabria si colloca al 92esimo posto su 233 regioni europee per il numero di donne imprenditrici e lavoratrici autonome, confermando la leadership italiana nel promuovere l’imprenditoria femminile. Tuttavia, la regione si posiziona nella prima metà della classifica, con 30.000 donne coinvolte in attività indipendenti.
Di queste donne imprenditrici e lavoratrici autonome alcune le ritroviamo a capo delle 44.309 imprese femminili presenti sul territorio nel 2023, si tratta di quasi un’impresa su quattro (23,6%) che opera nella nostra regione.
Le donne gestiscono circa un quarto delle imprese calabresi, di cui il 18% sono nel settore artigianale. Di queste imprese il 13,2%, pari a 5.854 unità sono artigiane e rappresentano il 18,0% dell’artigianato totale. Nello specifico, in Calabria delle 5mila imprese femminili artigiane quelle gestite da giovani donne, con meno di 35 anni, sono 944, pari al 16,1% dell’artigianato femminile e al 17,3% delle imprese totali femminili-giovanili; mentre quelle gestite da donne straniere sono 488, pari al 8,3% dell’artigianato femminile e al 12,3% delle imprese totali femminili-straniere. Il numero di imprese gestite da imprenditrici registra per l’artigianato della nostra regione, a fine 2023, una dinamica tendenziale preceduta da segno positivo, pari al +0,9% rispetto all’anno precedente, contando 52 imprese in più, al contrario di quelle maschili che segnano un trend negativo del -0,3%.
L’analisi settoriale mostra incrementi significativi nell’artigianato femminile in 18 settori diversi, che rappresentano il 64,5% delle imprese femminili artigiane. Tuttavia, in 17 di questi settori, prevale la presenza maschile.
“Nonostante il trend positivo – conclude la presidente Furrer – e migliori performance in termini di istruzione e formazione, si registrano dati sfavorevoli su cui occorre intervenire per quanto riguarda la partecipazione al lavoro e la conciliazione dei tempi di vita”.
Da rilevare gli ultimi dati Istat-BES disponibili riferiti all’anno 2022 che consentono purtroppo di fare una fotografia poco diversa da quelle scattate negli anni precedenti. Ancora una volta le migliori performance per le donne, rispetto agli uomini, le rileviamo con riferimento al campo dell’istruzione e della formazione con una quota di donne con almeno il diploma (25-64 anni) pari al 58,0%, di 2,9 punti sopra al 55,1% rilevata per gli uomini; con quota di laureate e donne con altri titoli terziari (30- 34 anni) pari al 27,6% sopra di 8,1 punti al 19,5% rilevata per gli uomini; con una quota di neo-diplomate che si iscrivono per la prima volta all’università pari al 59,7%, sopra di 16,7 punti rispetto al 43% rilevato per gli uomini; con una quota inferiore di 2,4 punti di donne che abbandonano precocemente il sistema di istruzione e formazione (9,1% vs 11,5% degli uomini).
Su questo fronte si rilevano dati sfavorevoli per le donne per quota di Neet, giovani che non lavorano e non studiano, che risulta superiore di 0,7 punti alla quota rilevata per gli uomini e per quota di donne con competenze digitali di base che risulta inferiore di 6,7 punti rispetto al valore rilevato per gli uomini.
L’analisi di confronto uomo-donna per gli indicatori associati alla tematica lavoro e conciliazione tempi di vita risultano a sfavore del genere femminile (+12,6 punti tasso di mancata partecipazione al lavoro; +3,0 punti quota di occupate sovra-istruite) e, al contrario, a favore per quota di lavoratori con part-time involontario (37,7% vs 40,7% degli uomini) di lavoratori con possibilità di lavorare da casa che vede una quota superiore di fruitrici tra le donne (7,8% vs 5,6% degli uomini).
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